Quando Goethe partì dalla Germania per il suo Grand Tour che lo portò poi a scrivere le meravigliose cronache di “Viaggio in Italia” era il 1786, e il Convento della Cocumella era già - da circa venti anni - un ostello prediletto per i grandi intellettuali e i ricchi aristocratici che dal Nord Europa partivano alla riscoperta del mondo classico, dell’armonia ellenista e della bucolica bellezza di un’Italia ancora incontaminata. Al tempo, per arrivare a Sorrento bisognava affidarsi a tartane di pescatori o mercanti, o affrontare – dopo le meraviglie del Miglio d’Oro borbonico - sentieri avventurosi (quando non pericolosi) che costeggiavano il Vesuvio, i primi scavi di Pompei, i valichi del Faito e le forre di Seiano, perché strada non c’era. Ma il viaggio meritava rischi e fatica. L’approdo era in un Eden ancora incontaminato sia nella Natura sia negli animi umani. Il convento ospitava la pace dei religiosi dediti alla meditazione e alla speculazione teologica, ma anche gli spiriti dell’Illuminismo (e poi quelli Romantici) che cercavano di conciliare i barlumi della modernità con l’armonia del mondo classico.
Il Cocumella era lì, dove è ancora oggi, immerso nel suo parco secolare, con i saloni, le terrazze su mare e aranceti, e la sua atmosfera unica, pronto ad accogliere il viaggiatore speciale che lo ha scelto. Perché oggi come ieri, da 250 anni, gli ospiti del Cocumella sono persone uniche: da Goethe a Mary Shelley, da Byron a Marion Crawford; da Neruda in gita dall’esilio di Capri a quel principe di Tailandia che oggi è re; da Renata Tebaldi con la fedele compagnia della signorina Tina sua amica-governante-erede e curatrice di memorie, ai Pink Floyd l’estate scorsa per i concerti di Pompei e, off course, agli assi del pallone globale del Terzo Millennio come Mertens e De Bruyne. Il Grand Tour ha cambiato modi, persone e connotati, ma esiste ancora come ricerca di un Eden che sia panacea all’inquietudine dell’anima. Ed esiste ancora – identico nel suo spirito – il centro di quell’Eden: il Cocumella. Non più convento, ma Cinque Stelle accogliente e sorridente, discreto e nobile, immerso nella bellezza della sua unicità. Come quella dei suoi ospiti. Ognuno unico, ognuno speciale. Ognuno al centro del proprio Gran Tour della vita.